venerdì 19 maggio 2017

Un post, due recensioni: Vangelo di Malavita e Mucho Mojo Club

Titolo: Vangelo di Malavita
Autore: Claudio Metallo
Pagine: 208
Casa Editrice: CasaSirio
Prezzo: 14 € (4,99 ebook)
Trama:
"Sono nati nello stesso posto. Sono coetanei. Tutti e due strizzano l’occhio alla malavita. Uno è figlio dell’avvocato più noto del paese, l’altro della marmaglia che gravita attorno al capobastone.
Ignazio esegue gli ordini. Certe volte spara, altre taglieggia, ogni tanto gli capita pure di salire al Nord e lasciare qualche morto per terra. L’errore però è dietro l’angolo. E il carcere non è certo il posto migliore per un picciotto che ha sbagliato.
Angelo ha tutto. Un padre potente, una carriera politica avviata, un sacco di soldi e un paio di morti alle spalle. Angelo però vuole di più, vuole Roma. E sa come arrivarci."
[credits


Di fronte alla tematica della criminalità organizzata assumo sempre l’atteggiamento del cosiddetto “gatto sull’asfalto”. [Se siete deboli di stomaco interrompete la lettura.] Così come quando si trova un gatto investito per strada e, pur essendone inorriditi, non si riesce a distogliere lo sguardo, così io, pur provando sentimenti di grande disturbo psicologico, non riesco a smetterne la lettura o la visione. Trovarmi così vicina alla cattiveria umana mi fa star male. E' una sofferenza che tollero a fatica. Questo libro però, mi ha piacevolmente colpita. L’autore, infatti, più che concentrarsi sulle azioni in sé, si focalizza sulla psiche dei personaggi, sulle loro relazioni familiari e su tutti quegli aspetti che pur essendo esterni hanno uno stretto rapporto con tali organizzazioni: politica, carcere, cittadinanza… Questo non mi ha portato a empatizzare con loro, chiaramente, ma mi ha consentito di osservare la situazione da un altro punto di vista. Non credo sia possibile accettare le ideologie che portano una persona a entrare nel giro della criminalità organizzata, ma è comunque interessante conoscerle. Anche se fosse solo per scuotere la testa disapprovando durante tutta la durata della lettura.
La narrazione di Martello è scorrevole, ma allo stesso tempo riesce a entrare in profondità nelle vicende che sta raccontato. Nel corso del romanzo si possono trovare anche spunti per riflessioni future. 
Poi quanto future ognuno lo decide da sè, lui intanto fa il suo e ve le butta lì.

Devo dire però che ci sono stati alcuni punti in cui ho trovato la narrazione un po’ ostica, ovvero quando venivano riportati i dialoghi in dialetto. E’ vero che questa scelta permette di entrare ancora di più  nella situazione, ma è anche vero che per chi non lo conosce può essere un po’ complicato. La comprensione dei dialoghi nel loro insieme è chiara, anche se non comprendi tutte le parole, però mi sentivo comunque un po’ come Salvini le poche volte in cui è andato all’europarlamento: confusa ed esclusa.

Il romanzo ve lo consiglio assolutamente. Sia se siete interessati a questa tematica, sia se non lo siete. E’ una lettura breve e secondo me ha il potere di coinvolgere anche coloro che appartengono al secondo gruppo.
Se lo avete letto, o lo farete in futuro, ditemi cosa ne pensate così ne parliamo insieme. In italiano però, che poi sennò Salvini si incazza che qua è un attimo. 

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Titolo: Mucho Moyo Club
Autore: Autori Vari
Pagine: 236
Casa Editrice: CasaSirio
Prezzo: 15 € (4,99 ebook)
Trama:
"Prendi gli scrittori più cattivi del panorama internazionale. Falli affacciare sull’orlo dell’abisso. Uniscili sotto la bandiera del Mojo di Joe Lansdale. Poi leggili, non ne potrai più fare a meno.
Sono ladri, detective e assassini. Sono prostitute e homeless. Sono il lato oscuro delle storie. Si muovono nel buio, ti tolgono il fiato e troppo spesso non te lo restituiscono. Sono tra noi.
E sono pronti a colpire.
Racconti di Tim Willocks, James Oswald, John Connolly, Joe Clifford, Gabino Iglesias, Peter Blauner, Les Edgerton, Greg Gifune, Dave Zeltserman, Christopher Cook e Jeremy Robert Johnson."



Questo secondo libro è una raccolta di racconti brevi. I personaggi che appaiono e le vicende raccontate sono tra le più disparate. Il filo rosso che li unisce è il genere a cui appartengono: sono per lo più horror e thriller. Ciò che è interessante di questa tipologia di libro è che anche chi non è un grande appassionato di lettura può avvicinarsi: ogni racconto è di qualche pagina e lo si può affrontare uno per volta diluito nel tempo, non avendo legami uno con l’altro. Sono tutti racconti appassionanti e ben scritti. Sia come trama che come personaggi. Può essere un libro che vi accompagna nel corso della vita con un racconto all’anno. Può essere il libro da cui trarre racconti dell’orrore da raccontare attorno al falò nelle sere d’estate, cosa che io non ho mai fatto ma nei film sembra sempre molto figa. Può essere il libro da tenere sempre con sé così da leggerne un racconto durante l’intro di Game Of Thrones. O quando Daenerys si presenta a qualcuno. In quest’ultimo caso potreste anche leggerne due o tre. Può essere il libro da portare ai pranzi con i parenti, così avete qualcosa da fare quando quello zio che racconta sempre la stessa vicenda, inizierà a raccontare la stessa vicenda. E’ un libro un po’ per tutte le occasioni insomma. Un po’ come il mio blog.

E a voi piacciono i libri strutturati in questo modo? Raccontatemi, narratemi, dialogatemi.

A presto,
Frè.



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