giovedì 27 ottobre 2016

Madame Bovary mi ha insegnato a dormire a occhi aperti.




Con questo libro ho commesso due cose che non faccio mai: sto scrivendo questa recensione/commento prima di aver terminato il libro (secondo il mio ebook reader ho letto il 70% del totale) e non ne continuerò la lettura (almeno non per il momento). 
Mentre lo leggevo mi è successa un’altra cosa che di solito non mi succede quando leggo (sto parlando dei libri letti per piacere perché con i testi di scuola mi è successo spesso) credo – ma non ne sono certa – di essermi addormentata varie volte. Dico di non esserne certa perché è avvenuta la stessa cosa che avviene quando stai  guardando un film e, dopo aver chiuso gli occhi per 5 minuti, ti accorgi che il film è andato avanti di un’ora. In questo caso gli occhi rimanevano aperti ma il cervello si addormentava. Grazie a Madame Bovary, quindi, ho imparato a dormire a occhi aperti.  

Di seguito vi racconto in breve la trama e vi dico cosa, secondo me, non ha funzionato, anche se dalle premesse ero molto ottimista.

Madame Bovary narra le vicende di Emma, una ragazza di campagna, che sposa Charles Bovary un medico rimasto vedovo. Lei, all’inizio del matrimonio, ha moltissime aspettative riguarda la vita che andrà a fare, salvo poi rendersi conto di quanto queste fossero lontane dalla realtà perché lei trova che Charles, pur essendo un brav’uomo, sia estremamente noioso. Dunque Emma cerca di rendere la sua vita quanto più vicina alla sua fantasia in altri modi – tra cui, iniziando altre relazioni parallelamente al suo matrimonio. Ironico come questo sia esattamente quello che è successo a me con il libro. Forse Flaubert voleva farci vivere le emozioni di Emma, facendosi totalmente immedesimare in lei.

Perché ero partita con grandi aspettative?
Innanzitutto perché è un classico, e a me generalmente questo modo di raccontare le cose: descrittivo e a tratti lento piace molto, ma qui ne ha approfittato un po’ troppo il mio caro Gustave. Tra una lentezza bella e una che in una gara di lentezza tra questo e io che torno a casa a piedi dopo aver fatto crossfit (e vi assicuro che cammino come Bambi appena nato), vince il primo, è un attimo.
Un'altra cosa che mi interessava molto era la figura di Emma. Qui ammetto che non sono rimasta totalmente delusa poiché il suo personaggio, nella prima parte del libro, l’ho trovato molto interessante. Mi è piaciuto l’approccio diverso – considerando che è stato pubblicato per la prima volta nel  1856 – che ne ha dato dell’amore femminile. Emma ha bisogno di passionalità, sorpresa, divertimento, elementi che non trova in suo marito.

“L’amore , lei pensava, deve arrivare all’improvviso con grandi tumulti e fulmini, - un uragano nel cielo che ricade sulla vita, che la rivoluziona, (…), e trascina il cuore dentro gli abissi”.

Sicuramente le modalità in cui lei faceva capire al marito di essere insofferente erano discutibili. Non gli ha mai spiegato il problema, semplicemente lo trattava con modi molto sgarbati e irrispettosi (in queste occasioni non mi trovavo d’accordo con lei), però il malessere di base era intrigante.
Come ho detto precedentemente, resasi conto di non volere una vita così monotona, cercava dei modi per movimentarla: è diventata madre, ma poi si è accorta che questo non era sufficiente, ha iniziato la lettura di diversi libri per vivere altre vite e alla fine ha cominciato a tradire Charles Bovary iniziando relazioni con altri uomini. 

A questo punto, abbiamo una Emma completamente diversa. Da una totale apatia, ci troviamo di fronte a una persona totalmente ossessionata dal suo partner, in particolare nella seconda relazione che instaura:

“Ti amo tanto da non poter vivere senza di te, capisci? Certe volte provo un tale desiderio di vederti che mi sento lacerare da tutte le furie dell’amore…”

Capisco che questa relazione sia stata per lei l’unica cosa che effettivamente la scuoteva dall’apatia e di conseguenza l’ha idolatrata a tal punto da diventarne totalmente ossessionata, però l’ho trovato il solito cliché della donna pazza per amore, pazzia non ricambiata dall’uomo il quale ne è anche infastidito. 

Da qui in poi, quindi, la noia per me si è moltiplicata. Oltre alla già citata estrema lentezza, non c’erano più gli stimoli che il personaggio di Emma mi aveva dato in precedenza a farmi continuare la lettura, quindi ho smesso. Forse andando avanti migliora ma, onestamente, dopo aver letto a fatica ¾ di libro, anche se la parte finale fosse esaltante (sono già a conoscenza di come finisce) la mia opinione nella globalità non cambierebbe. 

Ora vi chiedo: voi che ne pensate? Mi piacerebbe instaurare un dialogo a riguardo perché magari non ho capito il libro. Se lo avete letto o se siete informati sull’autore o sul contorno di quest’opera e la pensate diversamente da me, ditemi la vostra! Oppure ditemi se anche voi avete riscontrato questi, o altri, elementi negativi.
 
A presto,
Frè.