sabato 18 giugno 2016

Le 5 cose che ho imparato e le 5 cose che non ho imparato dalle convention

Ho fatto esattamente 5 convention finora. Riflettendo su questa cosa ho deciso così di elencare le 5 cose che le convention mi hanno insegnato e le 5 cose che invece ancora no.
Parto da quelle che devo ancora imparare.
  1. Fare la valigia. Questa è una cosa che chi viaggia con me deve affrontare. Per quanto essendo un'universitaria fuori sede faccio la valigia almeno due volte al mese, quando devo farla per le convention vado in panico. Dimentico qualunque cosa: trucchi, prodotti per le lenti a contatto, vestiti.... Per uno spazzolino ho fatto girare la mia amica per la città per comprarlo. Sono consapevole di avere questo problema. So che devo farla per tempo, con calma, in un momento in cui nessuno mi disturba e i pianeti sono allineati, però alla fine continuo a ritrovarmi a farla mentre con una mano mi asciugo i capelli, con l'altra stampo i biglietti dell'aereo e intanto prego che il treno sia in ritardo sennò lo perdo. Un genio insomma.
  2. Parlare con gli attori/le attrici. Arrivo agli autografi con un discorso poetico su quanto questa persona sia importante per me, su quanto il mondo mi sorrida da quando è entrata nella mia vita, su quanto affetto io provi nei suoi confronti, poi arrivo davanti a loro e quello che dico è: "Hi......." e porgo il cartoncino col mio nome. Vi giuro che tra il "ciao" e il porgere il cartoncino, faccio un discorso così profondo e toccante che se lo dicessi vincerei un premio per il discorso più profondo e toccante mai detto. Però non ci riesco. La connessione cervello-bocca si interrompe, con tanto di vocina che dice: "Le trasmissioni riprenderanno il prima possibile. Ci scusiamo per il disagio".
  3. Uscire bene in foto. Le ho provate tutte, davvero. Foto frontale, foto di profilo, foto buffa, foto seria, foto sorridente. E il risultato è sempre lo stesso:un disastro. E uguale con gli outfit: vestito, tutina, pantaloni, pantaloncini. Inguardabile. L'unica speranza è la foto di spalle o, ancora meglio, una foto in cui io me ne vado e viene preso solo l'attore/l'attrice.
  4.  Risparmiare. "A questa convention non mi interessano tanti ospiti. Prendo una foto con quello che mi piace tanto e basta". A fine convention mi trovo con: tre meet, diciotto foto, quindici autografi, eventuali extra delle serate che organizzano, gadget vari comprati ai banchetti e una batteria di pentole Mondial Casa.
  5. Come si smette di farle. Ma in realtà: chi vuole smettere?
   Per dimostrarvi che ogni tanto qualcosa la imparo anche io, ecco invece le 5 cose che ho imparato dalle convention. 
  1.  Prendere le cose con filosofia. So già che farò delle figuracce. Perchè è nel mio essere farle: inciamperò alle foto, balbetterò agli autografi, parlerò di cose che non interessano a nessuno (nemmeno all'attore o all'attrice in questione) al meet.... Lo so già. Ho imparato quindi a non chiedere agli/alle assistent* una pala con cui fare una buca, ma semplicementi a riderci sopra.
  2. Gli attori sono esseri umani. Può sembrare una stupidata, ma prima di vederl* dal vivo, facevo fatica a pensare che anche loro sono persone. Sono proprio esseri umani. Hanno delle ossa, la pelle, le braccia, le gambe. Esistono, usano il wc, si muovono.... Wow.
  3. Viverle con tranquillità. Questo punto è legato ai due precedenti. La prima convention l'ho fatta in uno stato di totale ansia/panico. Non mi rendevo conto di quello che succedeva, non mi godevo niente, nel cervello avevo le scimmiette che battevano i piatti. E con questa scusa mi sono comprata tre foto più del previsto perchè: "Non mi ricordo cos'è successo, devo rivederl*". Salva i soldi, salva il mondo.(E salva te da un'ordinanza restrittiva).
  4. Ossessionarmi con nuovi/e attori/attrici. Ogni volta che torno da una convention, arrivo a casa in fissa con una nuova persona. Non importa chi sia, se durante la convention mi ha colpita per qualche motivo è finito/a. E non c'è niente che lui/lei possa fare per rimediare alla situazione. Il danno è fatto.
  5.  Noleggiare una macchina a Parigi. Questa è una cosa che ho imparato lo scorso maggio. Essendo l'aeroporto e la convention molto lontani, io e Alice (sempre quella che ho mandato in giro a comprarmi lo spazzolino), abbiamo noleggiato una macchina a caso, facendo un'ora per la campagna francese. Il mio arduo compito in quel caso era di snapchattare mentre lei guidava. Ognuno fa quello che può insomma.
A presto,
Frè.

Nessun commento:

Posta un commento