mercoledì 15 giugno 2016

Tatiana, Alexander


Questa trilogia, scritta da Paullina Simons, è composta da: "Il cavaliere d'inverno", "Tatiana e Alexander" e "Il giardino d'estate" e racconta una storia d'amore che nasce nella Leningrado del 1941. Proprio quando il mondo inizia a cambiare. E viviamo tutti i cambiamenti che stanno avvenendo tramite gli occhi di Tatiana Metanova, una ragazzina che vive a Leningrado insieme al fratello gemello Pasha, la sorella Dasha, i genitori e i nonni, e successivamente tramite gli occhi di Alexander, un ufficiale dell'Armata Rossa con un passato tutt'altro che facile.
Ho deciso di scrivere un post a riguardo perchè questa trilogia mi è entrata nel cuore come pochissime altre cose. Con la riflessione che mi ha portato a fare, che scriverò qui di seguito, non potrò dare giustizia a questa meraviglia, ma ci devo provare.

Tatiana e Alexander sono un percorso di vita. In mezzo alla sofferenza, alla morte, al dolore, ci sono loro, ma soprattutto c’è lei. La purezza di Tatiana è un ispirazione che oltre a colpire Alexander, colpisce tutt* noi che stiamo leggendo. Non mi sono mai sentita solo una lettrice, ero sempre dentro la storia. E questo credo sia il merito di Paullina (non avevo mai letto niente di suo). Riesci a sentire tutte le emozioni che vivono. Figuratevi che per tutta la durata del primo libro, ogni volta che non finivo il cibo mi sentivo in colpa e mangiavo perché loro stavano morendo di fame. (Non scherzo!). Senti tutto il dolore su di te. Senti la tua anima che si contorce alla morte di ogni personaggio (chiunque esso sia, anche se secondario) perché non si può morire così. Non si può morire soffrendo così da innocente. Senti il dolore, la frustrazione. Ma senti anche la speranza. Capisci che quando sta crollando tutto devi aggrapparti a qualcosa. Devi trovare la tua àncora, come fa Tatiana. Come fa Alexander. Qualunque sia. Anche se è apparentemente una cosa stupida, ma che ti permette di stare a galla, devi trovarla. Per loro era Orbeli, per me erano questi libri. Mi hanno accompagnato in questo periodo di stress. C'erano quando guardando fuori dalla finestra mi immaginavo intenta a fare un falò con i fogli degli appunti. C'erano quando fingevo che il computer fosse il tappeto magico di Aladdin. E c'erano quando facevo il lip sync di Taylor Swift su snapchat. E, insomma, quando condividi così tanto con qualcosa, anche se sono dei libri, capisci che il rapporto sta diventando intenso. Ma oltre a questo mi hanno aiutato a ridimensionare i miei problemi e a trovare quelle ore di pace durante la lettura. C’erano quelle ore durante la mia giornata in cui eravamo solo noi: io, la famiglia Metanova, e Alexander. E l'ansia che non mi abbandona mai. E dovevamo sopravvivere durante la guerra. C’era chi ce la faceva e chi no. Io ci stavo riuscendo, e questo mi ha dato la forza di continuare. Continuare la lettura e continuare con quello che dovevo fare. E dopo la guerra bisognava sopravvivere nel dopo guerra e poi ricominciare a vivere. Ricordarsi come si faceva. E così, ogni giorno. E questi libri con me hanno fatto proprio questo, nella morte mi hanno insegnato come si vive. Sia chi moriva, sia chi continuava a vivere, me lo insegnava. E l’hanno fatto nel modo a me più congeniale. Senza frasi effetto, ma semplicemente affrontando la quotidianità. Affrontando la morte e la sofferenza, con dignità e a testa alta. E se loro potevano affrontare tutto ciò, io potevo ancora meglio uscire dai miei problemi infinitamente più piccoli. Non sono degna del meraviglioso personaggio che è Tatiana Metanova, ma in qualche modo, dentro di me, ho trovato una piccola parte di lei. E sarà qualcosa che non mi abbandonerà mai. E grazie a questo, a prescindere da tutto ciò che succederà, sarò salva. Ma forse non laureata.

A presto,Frè.

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